Fascicolo sanitario elettronico, telemedicina, app: agli italiani piacciono, ma si si sentono ancora impreparati

Lo ammettono i pazienti stessi. Medici e infermieri pensano che i loro assistiti non abbiano ancora acquisito a sufficienza gli strumenti adatti per decisioni consapevoli. Il report di Osservatorio Sanità Digitale, Politecnico di Milano
Si fa presto a parlare di sanità digitale. Perché, prima di tutto, bisogna saperla utilizzare e spesso non se ne hanno la possibilità o le competenze.
Quali conoscenze occorre allora sviluppare, per garantire che la sanità digitale diventi un vero strumento di equità ed evitare il rischio che crei ulteriori divari nella capacità di accesso ai servizi sanitari da parte della popolazione?

630 specialisti, 430 medici di mg, 3mila infermieri, 1.000 pazienti
L’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano lo ha chiesto a circa 630 medici specialisti, 430 medici di medicina generale e più di 3mila infermieri, (coinvolti grazie a Consulcesi Homnya, Amd, Ame, Fadoi, Simfer, Fimmg e Fnopi), oltre a un campione rappresentativo di mille persone (in collaborazione con
Doxa Pharma). Digital Literacy, Digital Soft Skills, Health Literacy, eHealth Skills
Cosa è emerso? Secondo l’Osservatorio, sono quattro gli ambiti da considerare:
«Digital Literacy», cioè le competenze tecniche relative a come funzionano gli strumenti digitali usati; «Digital Soft Skills», che sono le capacità necessarie per comunicare e condividere informazioni efficacemente, attraverso canali digitali;
«Health Literacy», ovvero le abilità necessarie per ricercare, elaborare e comprendere informazioni basilari in modo da prendere decisioni consapevoli sulla propria salute; «eHealth Skills», che includono le competenze per utilizzare in modo autonomo e maturo le tecnologie digitali nella gestione della salute personale.

«La maggior parte dei professionisti sanitari coinvolti nella ricerca ritiene che per i propri assistiti sia prioritario lo sviluppo della Health Literacy, seguita dall’area delle Digital Soft Skills», sottolinea Deborah De Cesare, direttrice dell’Osservatorio.
«Anche i cittadini identificano queste come le aree attualmente più critiche, per le quali dichiarano le lacune più significative – continua -. Se pensiamo a un anziano, ad esempio, può risultare complesso per lui gestire eventuali problemi tecnici nell’utilizzo di strumenti digitali (solo il 31% degli intervistati ritiene di
avere un livello di competenza buono o avanzato, valore che scende al 12% per gli over 65), ma anche più semplicemente interpretare correttamente le informazioni sulla propria salute, ad esempio contenute in un referto scaricato online (33%)».
«Investire nello sviluppo di tali competenze sarà quindi necessario per garantire un accesso più appropriato e consapevole da parte degli utenti alla gestione della propria salute», aggiunge De Cesare.

App di messaggistica: quanti italiani le utilizzano
La «corsa» alla sanità digitale, infatti, non si ferma. Lo dimostrano i dati sull’utilizzo di app di messaggistica e piattaforme dedicate per comunicare con il proprio medico o altri professionisti della salute.

Più informati sul Fascicolo sanitario elettronico
Il tanto tormentato rapporto fra gli italiani e il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) sembra volgere al bello. Dal Report 2024 dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, infatti, emerge una maggiore consapevolezza della popolazione nei confronti del Fse. Il 65% del campione intervistato afferma di
conoscerlo (vs 54% del 2023) e il 41% di utilizzarlo (vs 35%). Su questa crescita incide anche una maggiore informazione da parte delle varie figure che entrano in contatto con il paziente (es. medici di medicina generale, specialisti, farmacisti, ecc.), oltre che campagne informative mirate. In particolare, questo strumento è molto usato fra i 35- 45enni (50%), cioè da chi ha probabilmente maggiore occasione di utilizzarlo sia per accedere ai propri dati o prenotare prestazioni per sé, sia in qualità di caregiver. Il 59% degli italiani di questa fascia d’età, infatti, lo utilizza anche o solo per altre persone.
In generale, gli intervistati dicono di voler utilizzare sempre di più il digitale come canale preferito per accedere ai servizi sanitari (72%). Insieme al canale online, primeggia anche la farmacia (72%), seguita da altri luoghi vicini al domicilio del paziente come uffici postali, banche, ecc (48%). Avere a disposizione in modo sempre più ricco e completo l’accesso ai servizi sanitari direttamente «a casa propria» o vicino ad essa, oltre a un giusto mix tra canali fisici e canali digitali, risulta una condizione ritenuta sempre più essenziale.
«Lo sviluppo efficace delle iniziative di sanità digitale deve oggi fare i conti con la necessità di implementare le nuove infrastrutture digitali previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (dalle piattaforme di telemedicina, al Fse 2.0) e di disegnare nuovi modelli organizzativi che permettano di integrare il digitale
nei nuovi processi di cura e assistenza», dice De Cesare. Non bisogna poi tralasciare il ruolo primario che le tecnologie più innovative come l’Intelligenza artificiale stanno acquisendo in sanità, cercando di identificare i benefici per professionisti e pazienti senza però dimenticarne i potenziali rischi.
23 Maggio: al Politecnico di Milano si parla di innovazione
L’innovazione digitale ha un ruolo fondamentale nelle riforme e negli investimenti definiti dal Pnrr per la salute. Per sfruttare al meglio l’occasione, vanno comprese esigenze e priorità degli operatori del settore, monitorare il livello di sviluppo delle iniziative in corso e identificare le azioni per superare le attuali barriere: è questo l’obiettivo della ricerca che ogni anno viene effettuata dall’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano.

I risultati saranno presentati il 23 maggio (ore 10-15.30 Convegno; Aula De Carli, Edificio B9, Campus Durando via Durando 10, Milano, disponibile anche in streaming). Durante il Convegno sarà fornita una fotografia dello stato di sviluppo della sanità digitale in Italia, anche attraverso la discussione con esperti e rappresentanti istituzionali. Saranno inoltre presentati i casi finalisti e proclamati i vincitori del Premio Innovazione Digitale in Sanità 2024.

Massimo Tortorella

Consulcesi Club, più contenuti e servizi per tutti i professionisti

Da oggi Consulcesi Club, tramite registrazione gratuita, offre la possibilità di accedere a un universo di contenuti autorevoli e specializzati, fruibili da Pc, tablet e smartphone, e al Network ‘Elenco professionisti sanitari’, creando la propria scheda professionale per aumentare la propria visibilità online, creare nuovi contatti e ampliare la propria rete professionale, condividendo competenze ed esperienze. Non solo: i professionisti sanitari registrati a Consulcesi Club godranno di una panoramica completa ed esclusiva con
notizie e approfondimenti su norme e diritto, assicurazioni e tutele, fisco e tasse, ambiente e salute, medicina e ricerca, professioni sanitarie, sanità digitale, personalizzabili in base a professione, specializzazione e interessi e consultali dove e quando vuoi grazie ai formati digitali innovativi.
Lo rende noto Consulcesi che aggiunge: da oggi è compreso anche un aggiornamento settimanale tramite newsletter. La soluzione digitale di supporto alla vita lavorativa e privata dei professionisti sanitari di Consulcesi si pone come sempre in ascolto dei bisogni emergenti del settore sanitario, rispondendo con
soluzioni digitali innovative e smart. Le funzionalità attive per i professionisti sanitari registrati gratuitamente rappresentano un’interessante finestra sul mondo di opportunità di Consulcesi Club. Chi vorrà – riferisce una nota – potrà scegliere se passare alla versione ‘Premium’ del Club, con l’opportunità di
accedere all’offerta completa che include anche: Formazione Ecm online, Servizi legali e assicurativi, Risorse, Moduli, Tool e Calcolatori ed esclusive Convenzioni per la professione e il tempo libero.
“Il nuovo Club di Consulcesi pone il medico e il professionista sanitario al centro, con l’obiettivo di creare una sempre più ampia e solida community all’interno della quale dialogare con esperti in ambito legale, assicurativo e della formazione – commenta Simona Gori, responsabile di Consulcesi Club – Il nuovo Club è la soluzione smart per accompagnare il professionista sanitario in ogni  sua esigenza lavorativa”.

Massimo Tortorella – Consulcesi

Sanità, Consulcesi: “Tribunale Cosenza riconosce diritto medico a ferie non godute”

Una nuova sentenza emessa dal Tribunale di Cosenza rafforza il riconoscimento del diritto alle ferie non godute per gli operatori sanitari. La causa, patrocinata dal network di avvocati di Consulcesi – riferisce il gruppo – ha visto un dirigente medico ottenere un compenso significativo: una cifra di 25mila euro, oltre agli interessi, da parte dell’azienda ospedaliera. Questo importo è stato determinato considerando i 128 giorni di ferie maturate, ma non godute, sino alla cessazione del rapporto di lavoro.
“Ciò che rende questa sentenza ancora più rilevante – commenta l’avvocato Francesco Del Rio – è la quantificazione stabilita dal giudice, che si attesta intorno ai 200 euro per ogni giorno di ferie non godute. Inoltre, il tribunale ha confermato la validità delle argomentazioni proposte dal legale Croce, sostenendo che il diritto alle ferie annuali retribuite dei dirigenti pubblici è irrinunciabile. Questo significa che un dirigente che non ha usufruito delle ferie al momento della cessazione del rapporto di lavoro ha diritto a un’indennità sostitutiva”.
La ricorrente, specialista in cardiologia – spiega Consulcesi – si è sobbarcata per anni il peso delle carenze organizzative della struttura a cui era stata assegnata, adempiendo (come avviene per gran parte dei professionisti della sanità) alle funzioni assistenziali con tale abnegazione e sacrificio da non poter neppure attingere, con la necessaria continuità, ai periodi di ferie previsti dalla legge, con un logoramento psicofisico che l’ha costretta a dimettersi per l’inevitabile stress (mentale e fisico) accumulato. “Il tribunale – prosegue Del Rio – ha mostrato grande sensibilità ed attenzione per la situazione del medico, rimarcando come
l’atteggiamento processuale tenuto dall’azienda, rimasta contumace, si sia addirittura ritorto contro di sé, non avendo fornito alcuna prova di aver permesso alla dipendente di godere delle ferie, né di averla
formalmente invitata a farlo”.

Appena 8 mesi di processo – si evidenzia nella nota – per giungere alla sentenza di condanna nei confronti dell’azienda che, ora, si trova a dover pagare al dimissionario dirigente medico l’indennità riconosciuta per tutti i giorni di ferie non goduti.
L’importante verdetto non è un caso isolato – precisa Consulcesi – ma si inserisce in un contesto giurisprudenziale nazionale e comunitario favorevole ai dipendenti pubblici che si trovano nella medesima situazione. Questa sentenza rappresenta infatti solo un tassello di un quadro più ampio che coinvolge non
solo i professionisti del settore sanitario, ma tutti i dipendenti pubblici. Soltanto pochi mesi fa, un’altra vittoria significativa è stata ottenuta dal network legale Consulcesi, che ha recuperato ben 15mila euro per ferie non godute per un medico in pensione, portando il totale degli indennizzi recuperati nell’ultimo anno ad oltre 300mila euro. E’ un importante riconoscimento economico per quei lavoratori impegnati nel mondo sanitario che quotidianamente devono fronteggiare tutte le carenze organizzative presenti nel panorama delle nostre aziende pubbliche, attingendo a tutte le personali risorse di tempo e di fatica, per
consentire il mantenimento di standard quantitativi e qualitativi di cure adeguati ai bisogni, sempre più pressanti e complessi, dell’utenza.
“Queste sentenze rappresentano una vittoria per tutto il mondo sanitario e per il pubblico impiego, che possono ora confidare nella tutela dei loro diritti anche in materia di ferie non godute”, rimarca Del Rio. La categoria sanitaria è una delle “più colpite in tema di mancato pagamento delle ferie maturate e non
godute dopo la fine del rapporto di lavoro – conclude Simona Gori, responsabile Consulcesi Club – Proprio per questo l’offerta Consulcesi Club 2024, una rinnovata soluzione digitale personalizzata, contiene un servizio appositamente pensato per questa necessità”.

Tumori, Consulcesi: Aria pulita sostiene Bicinrosa contro cancro al seno

L’azione collettiva ‘Aria pulita’, che Consulcesi porta avanti per difendere il diritto di tutti i cittadini alla salute e a vivere in un ambiente sano, sostiene Bicinrosa, la pedalata solidale organizzata dalla Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico dedicata alla ricerca contro il tumore al seno e alla promozione di stili di vita corretti, in programma il 7 aprile per le vie del centro storico di Roma.
Sempre più dati – si legge in una nota – confermano l’associazione tra l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico da polveri sottili e il rischio di cancro al seno, oltre a molte altre patologie, da quelle respiratorie e neurologiche a quelle legate all’apparato riproduttivo, solo per citarne alcune. In
questo contesto, “Consulcesi ritiene fondamentale aumentare l’attenzione pubblica sull’importanza di vivere in un ambiente sano e respirare aria pulita e sollecitare azioni efficaci e tempestive da parte delle autorità competenti a sostegno di questi obiettivi – afferma Simona Gori, direttore generale Consulcesi
Group – Per questo non poteva mancare il sostegno di Aria pulita a Bicinrosa. Intervenire ora, senza più deroghe” sul ripristino della qualità dell’aria e degli ecosistemi, in nome del diritto universale di vivere in un ambiente sano, è infatti l’appello che l’azienda di riferimento in ambito legale e formativo per i professionisti sanitari rilancia attraverso l’azione collettiva e, oggi, anche attraverso il sostegno alla pedalata solidale promossa dalla Breast Unit della Fondazione Campus Bio-Medico.
L’inquinamento dell’aria – ricorda Consulcesi – rappresenta una vera e propria minaccia per la salute delle persone, a partire dai più fragili e dai bambini. Sempre più studi confermano che il rischio di cancro al seno cresce significativamente all’aumentare dell’esposizione a polveri sottili. Uno studio presentato recentemente al Congresso europeo di oncologia (Esmo) di Madrid dimostra un aumento del rischio di cancro pari al 28% quando l’esposizione all’inquinamento atmosferico da polveri sottili (Pm 2.5) aumenta di
10 μg/m3, approssimativamente equivalente alla differenza nella concentrazione di particelle Pm2.5 tipicamente osservata nelle aree rurali rispetto a quelle urbane d’Europa. Per questo, ridurre quanto prima l’inquinamento atmosferico fino a raggiungere i livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della
sanità (Oms) si conferma ancora una volta una priorità fondamentale anche, ma non solo, nella lotta contro i tumori.
Per dare voce alla preoccupazione dei cittadini che hanno respirato e continuano a respirare aria ‘avvelenata’, come accertato dalla Corte di Giustizia europea con due storiche sentenze (del 10 novembre 2020 e del 12 maggio 2022), il team di legali Consulcesi ha deciso di avviare un’azione collettiva, volta a chiedere un risarcimento e più tutele per la salute di tutti. In totale, sono circa 40 milioni i cittadini costretti a respirare aria malsana e potenzialmente dannosa per la salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento allo Stato e alle Regioni, aderendo all’azione collettiva Aria pulita. Partecipando all’iniziativa si
avrà quindi non solo la possibilità di ottenere un risarcimento equo per la violazione del diritto a vivere in un ambiente salubre, ma anche di prendere in mano la salute propria e quella dei propri cari. Per aderire basta dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per scoprire se e come partecipare all’azione legale, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria pulita: aria-pulita.it.

Massimo Tortorella – Consulcesi

Giornata nazionale della salute della donna: un incontro alla Casa del Cinema di Roma, screening e visite gratuite

Obiettivo: aumentare la consapevolezza sull’importanza della salute femminile rafforzando le azioni di prevenzione, assistenza e cura, con un approccio che tenga conto delle specificità

Lunedì 22 aprile si celebra la Giornata nazionale della salute della donna: alla Casa del Cinema di Roma (Largo Marcello Mastroianni 1, Villa Borghese) è in programma dalle 9.30 alle 13.30 un incontro dedicato al benessere femminile, organizzato dal Ministero della Salute in collaborazione con associazioni e società scientifiche. Inoltre sarà possibile sottoporsi a screening e visite di prevenzione oncologica gratuiti, grazie a Lilt Lega italiana lotta ai tumori, Fondazione Consulcesi (con la collaborazione di Fimmg) e Fondazione Progetti del Cuore. I camper saranno presenti dalle 9.30 alle 14 davanti alla Casa del Cinema.

Gli ospiti
L’incontro, condotto da Chiara Bidoli del Corriere della Sera, intende aumentare la consapevolezza sull’importanza di promuovere e tutelare la salute femminile, rafforzando le azioni di prevenzione, assistenza e cura, con un approccio che tenga conto delle specificità della donna. Apre i lavori il ministro
della Salute Orazio Schillaci, poi si parla di prevenzione, salute riproduttiva, accesso ai servizi sanitari, equità di genere, con un approccio globale in tutte le fasi della vita. Dopo l’intervento di Carla Vittoria Cacace Maira, di Fondazione Atena, portano la propria testimonianza l’attrice e cantante Clara Soccini e le attrici Cristina Donadio e Ilaria Ghira. Anna Maria Colao, Nicola Colacurci, Nicoletta Gandolfo e Annalisa Manduca intervengono nel panel dedicato alla prevenzione mirata alla globalità della persona. Francesco Saverio
Mennini, capo dipartimento della Programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Ssn del Ministero della Salute, introduce la tavola rotonda «Il ruolo e il contributo del mondo scientifico e sanitario», a cui partecipano i rappresentanti delle associazioni per la salute delle donne e delle società scientifiche. Infine chiude i lavori Mara Campitiello, capo della Segreteria tecnica del Ministro della Salute. La partecipazione all’incontro è gratuita, previo accredito. Per info: [email protected]. L’evento è trasmesso in diretta streaming sul sito www.salute.gov.it dall 9.30 di lunedì 22 aprile.

Visite gratuite
All’esterno della Casa del Cinema saranno presenti un’unità mobile della Lilt per offrire visite e screening gratuiti e cinque punti informativi delle associazioni che hanno aderito all’iniziativa. «I tumori rappresentano ancora una delle principali cause di sensibile incidenza e mortalità tra le donne, nonostante negli ultimi dieci anni si sia registrata una diminuzione della mortalità e un miglioramento della guaribilità. Le patologie oncologiche femminili, nonostante ciò, continuano a svilupparsi e a diffondersi, soprattutto il cancro al seno – dichiara Francesco Schittulli, presidente della Lilt -. In occasione della Giornata nazionale della salute della donna, torniamo ancora una volta a porre l’attenzione sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce».

Massimo Tortorella – Consulcesi

Liberatore (Ceo Homnya): “Creeremo la più grande community di farmacisti in Italia”

VIDEO – https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/liberatore-ceo-homnya-
creeremo-piu-grande-community-farmacisti-italia/AFcnqOeD

“Utilizzando asset e competenze unici lavoreremo insieme alla costruzione di un’offerta digitale per soddisfare i nostri clienti negli ambiti di comunicazione, formazione, informazione scientifica, analisi e gestione dati. Unendo gli asset digitali di Sics e Giornalidea realizzeremo, attraverso la nuova piattaforma
tecnologica di Consulcesi Club, la più grande community di farmacisti in Italia”. Lo ha detto Sergio Liberatore, nuovo Ceo di Homnya, annunciando l’acquisizione di Giornalidea.

Massimo Tortorella – Consulcesi

Inquinamento atmosferico in Piemonte. Oltre 100mila piemontesi seguono l’azione collettiva di Consulcesi: + 22% di richieste in due mesi

Dopo Torino ci sono Novara, Asti, Alessandria e Cuneo per numero di richieste. In crescita anche i centri più piccoli. Tortorella (Consulcesi): “I dati parlano chiaro: di questo passo ancora troppo lontani dagli obiettivi europei”
In Piemonte cresce la preoccupazione per lo smog e la qualità dell’aria. Da giugno ad oggi, oltre 100mila persone hanno mostrato interesse per l’azione collettiva  Aria Pulita, portata avanti dal team di legali di Consulcesi, con un aumento in meno di due mesi pari a circa il +22%. A fare da apripista è la città di Torino,
con oltre 65mila persone interessate all’azione collettiva, seguita da Novara con poco meno di 6mila, Asti ed Alessandria con oltre 1.500, mentre Cuneo chiude la classifica delle top 5 con oltre 1.200 cittadini interessati.
Non solo, anche dai centri più piccoli, come Biella e Vercelli, si registra un graduale ma costante aumento dell’interesse verso l’azione collettiva Aria di Consulcesi. Se infatti la prima si piazza subito dopo Cuneo con circa 1.170 persone che hanno consultato il sito dedicato e richiesto informazioni su come aderire, la seconda segue con oltre mille, mentre tra Alba, Tortona e Trecate si totalizzano oltre 2.500 interessi.
“I cittadini sono sempre più consapevoli dei gravi danni alla salute legati ad un’aria malsana e il crescente numero di persone che decidono di informarsi ed agire, anche attraverso la nostra azione collettiva Aria Pulita, ne è la conferma”, commenta Massimo Tortorella, Presidente del Gruppo Consulcesi

In Piemonte i più comuni inquinati d’Italia

Il Piemonte è tra le regioni italiane che ospita più comuni candidabili all’azione collettiva Aria Pulita. Sono infatti oltre 950 i comuni piemontesi eleggibili per l’iniziativa legale tra i 3.384 comuni e città italiane individuate dal team di Consulcesi tra quelli per i quali la Corte di Giustizia Europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre quattro milioni le persone costrette a respirare aria cattiva e potenzialmente dannosa per la loro salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento allo Stato, aderendo all’azione collettiva Aria Pulita di Consulcesi.
Per partecipare all’azione collettiva, è sufficiente dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per informazioni su come aderire, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria Pulita: www.aria-pulita.it.
La qualità dell’aria in Piemonte: i dati Quanto suggerito dal Presidente Consulcesi, trova conferma nei dati preliminari Arpa Piemonte relativi al 2023 di recente pubblicati come anche nel nuovo Rapporto ASviS Territori 2023. Dalle prime rilevazioni delle centraline Arpa, per il PM10 infatti, “in tutte le stazioni in cui è presente un analizzatore automatico, le concentrazioni medie annue rilevate risultano essere inferiori o uguali a quelle dell’anno 2022 e anche dell’anno 2021. Tutte le stazioni valutate rispettano il valore limite medio annuale previsto dalla normativa pari a 40 μg/m3”, riporta l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Tuttavia, facendo riferimento alla nuova soglia definita dalla Nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria da raggiungere non oltre il 2030, solo 10 su 32 centraline analizzate rispetterebbero i nuovi limiti annui di PM10, contro 22 centraline che si troverebbero invece in violazione, superando i 20 μg/m3 di media annua. Allo stesso modo, dalle analisi preliminari emerge che solo due centraline su 32 monitorate in Piemonte nel 2023 hanno superato il limite di 35 giorni di sforamento consentiti per ogni anno civile secondo la normativa vigente (con una media giornaliera di PM10 superiore a 50 μg/m3). In particolare, il superamento è stato rilevato nelle due stazioni di Torino – Rebaudengo e Settimo Torinese – Vivaldi, rispettivamente con 63 e 55 giorni di
sforamento. Anche in questo caso, tuttavia, la situazione appare molto meno rassicurante se si considera che l’Ue fissa la nuova soglia di sforamento a 18 giornate annuali, e l’OMS suggerisce di limitarle perfino a 3, entrambi abbassando altresì le concentrazioni giornaliere a 45 μg/m3. Alle attuali concentrazioni, dunque, oltre un terzo delle centraline piemontesi supera la nuova soglia Ue, mentre solo 8 su 32 rientrerebbero nei limiti OMS.
Anche per il PM2.5, tra le centraline analizzate nessuna supera il limite in vigore attualmente e pari a 25 μg/m3. Tuttavia, anche in questo caso il Piemonte risulta lontano dalla nuova soglia: sarebbero infatti 19 su 23 le centraline con un valore medio annuo superiore a 10 μg/m3 (Nuova Direttiva europea, mentre l’OMS
fissa la soglia a 5 μg/m3), risultando così fuorilegge, contro solo 4 che risulterebbero entro i nuovi limiti.
“Dobbiamo guardare agli obiettivi futuri come qualcosa da raggiungere oggi, quanto prima, poiché la strada è molto lunga – conclude il Presidente del Gruppo Consulcesi – I miglioramenti, lo confermano gli ultimi dati ma anche quelli dell’ultimo decennio, ci sono ma sono troppo piccoli. Molto di più si può e si deve fare per poter garantire a tutti il diritto ad un ambiente salubre”.

Per la Corte Ue le ferie non godute vanno monetizzate. Anaao Assomed: “Lo Stato deve a medici e dirigenti sanitari 4 miliardi di euro”

Lo Stato deve a medici e dirigenti sanitari circa 4 miliardi di euro per le oltre 5 milioni di giornate di ferie accumulate negli anni e non godute e le più di 10 milioni di ore di lavoro straordinario prestate. Il calcolo l’ha fatto il sindacato Anaao Assomed dopo che la Corte di giustizia europea, con sentenza del 18 gennaio scorso, ha sancito che le ferie annuali retribuite sono un diritto fondamentale del lavoratore e non possono essere negato o limitate in caso di cessazione del rapporto di lavoro.
Il pronunciamento riguardava il ricorso di un funzionario del Comune di Copertino (Puglia) che dopo essersi dimesso volontariamente per il prepensionamento si era visto negare il riconoscimento a un’indennità sostitutiva delle ferie annuali non godute (79 giorni) perché la legge italiana non prevede per i lavoratori del settore pubblico il diritto al pagamento delle ferie annuali non utilizzate. La Corte Ue ha sancito che quella norma contrasta con il diritto europeo.
Per il settore medico significa dover monetizzare “in media 40 giorni di ferie non fruite” per ogni dirigente, stima Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed. “Avevamo già denunciato, con lo studio del 2021, una situazione insostenibile per la salute e il benessere dei professionisti, i quali per assicurare la continuità dei servizi nonostante la cronica carenza di personale si sono trovati un credito di oltre 5 milioni di giornate di ferie accumulate negli anni e non godute e più di 10 milioni di ore di lavoro straordinario prestate. La gestione delle ferie è abbastanza complicata soprattutto nelle discipline chirurgiche e nell’area dei servizi, in cui 15,2% degli intervistati aveva dichiarato di non usufruire dei 15 giorni di ferie continuative, il 45,5% di usufruirne incluse le giornate festive, il 39,3% di usufruirne escluse le giornate festive”.
Il verdetto della Corte Ue afferma anche “la possibilità di ricevere un’indennità economica in sostituzione, la quale non può essere subordinata a ragioni esclusivamente economiche, come il risparmio di spesa pubblica e di esigenze organizzative del datore di lavoro pubblico” e la sentenza è quindi uno strumento che “stabilisce regole più chiare e i confini dell’organizzazione del lavoro, per sostenere i lavoratori del settore pubblico“. Per quanto riguarda i tempi per richiedere un indennizzo, la Corte Ue ha affermato che, essendo un diritto che insorge alla fine del rapporto lavorativo, la prescrizione inizia dall’entrata in pensione e per i successivi 10 anni; quindi chi è in pensione da un paio di anni è ancora in tempo per reclamare il pagamento dei giorni di ferie maturati ma non fruiti durante il rapporto di lavoro.
Da anni Consulcesi, azienda che fornisce consulenze ai professionisti sanitari, sta portando avanti una serie di battaglie legali per far valere i diritti di coloro che hanno sacrificato le loro ferie per senso di responsabilità verso il proprio lavoro. Francesco Del Rio, avvocato di Consulcesi, avverte che “se le aziende
non si adegueranno agli standard operativi stabiliti dalla Corte di Giustizia Ue, le ripercussioni potrebbero essere molto serie per quanto riguarda il riconoscimento dell’indennità per le ferie non godute del personale sanitario”.

Massimo Tortorella

Corte Ue: il contenimento della spesa pubblica non può mai vanificare il diritto alle ferie

Nei giorni scorsi ha destato molto scalpore la notizia della decisione della Corte di Giustizia UE che ha stabilito che le ferie annuali retribuite sono un diritto fondamentale del lavoratore del settore pubblico e non possono essere negate o limitate in caso di cessazione del rapporto di lavoro, anche in caso di dimissioni. Si tratta della sentenza del 18 gennaio 2024 della prima sezione della Corte sulla causa C- 218/22, sollevata dal tribunale di Lecce in merito ad una vertenza di un dipendente comunale che aveva visto rigettare la richiesta di pagamento delle ferie non godute all’atto delle dimissioni. Le reazioni entusiastiche alla decisione sono comprensibili ma forse necessitano di qualche precisazione per ciò che
concerne il personale delle aziende sanitarie. Da parte sua l’ANAAO ha ricordato che fin dal 2021 aveva segnalato che i dirigenti sanitari si sono trovati un credito di oltre 5 milioni di giornate di ferie accumulate negli anni e non godute e ha, di conseguenza, calcolato che i dirigenti stessi hanno maturato in media 40
giorni di ferie non fruite, per un valore di circa 4 miliardi di euro. I legali dell’associazione Consulcesi – richiamando proprio l’ultimo rapporto di ANAAO – ha fatto sapere, sulla base delle ultime sentenze della Corte europea, tra cui l’ultima che comprende i dimissionari volontari, che in caso di cessazione del
rapporto di lavoro lo Stato si troverebbe di fronte ad un potenziale esborso di oltre 600 milioni di euro, solo in ambito sanitario. Ora, tra 600 milioni e 4 miliardi la differenza non è da poco ma un fatto è incontrovertibile, a prescindere dalla attendibilità della quantificazione: le ferie sono un diritto inalienabile e vanno o fruite regolarmente o monetizzate, punto. Tra l’altro, nel caso della monetizzazione non si tratta di un credito di natura retributiva ma risarcitoria, con la conseguenza che la prescrizione del credito stesso
è decennale.
Francamente, però, lo scalpore di cui si diceva non sembra del tutto giustificato perché una giurisprudenza numerosa e costante ha sempre riconosciuto il diritto alla monetizzazione e, a ben vedere, quello che hanno affermato i Giudici europei la afferma da anni la Cassazione. Da ultimo, la Suprema Corte è arrivata
anche a riconoscere il diritto anche a chi le ferie in pratica le autogestisce, cioè i dirigenti apicali (Corte di Cassazione, sez. lavoro, ordinanza n. 18140 del 6.6.2022). E’ opportuno rammentare che le pronunce della CGUE hanno efficacia retroattiva e valore erga omnes perché ad esse si affida, più che una semplice
statuizione sul caso concreto, una interpretazione autentica del diritto dell’Unione.
Chi scrive è intervenuto più volte sulla tematica sia su questo sito che sulla piattaforma SMART lavoro pubblico del Sole 24 ore. Ma perché si è arrivati a questo punto di totale disallineamento tra disposizioni legislative e giurisprudenza ? Nasce tutto da una “criticità” che risale a più di 10 anni fa. Ovviamente quando mi riferisco alla criticità intendo la questione del divieto posto nel 2012 dalla legge sulla spending review, divieto che deve essere armonizzato con il principio costituzionale della irrinunciabilità delle ferie.
Tutti i contratti collettivi della Sanità hanno timidamente accennato alla tematica ma non hanno risolto nulla, anzi hanno creato ancor più confusione con quel riferimento che hanno fatto alle “disposizioni attuative”; ma in modo improprio perché i quattro documenti citati nei contratti non sono “circolari applicative” bensì meri pareri, peraltro ampiamente superati, e il secondo del MEF è una nota interna di condivisione dell’ultimo parere della Funzione pubblica; forse sarebbe stato più opportuno ricordare la pronuncia della Corte Costituzionale n. 95 del 6.5.2016 che ha precisato il perimetro entro il quale non è da ritenere incostituzionale la norma della legge 135/2012 che ha vietato la monetizzazione delle ferie, generando una spirale vorticosa tra il principio della irrinunciabilità delle ferie e il ricordato divieto di pagamento. La citata sentenza della Consulta aveva tentato di salvare la disposizione legislativa e la Cassazione ha sempre seguito le sue indicazioni. Adesso, con la sentenza di pochi giorni fa, anche gli ultimi dubbi sono svaniti e il principio è che le ragioni attinenti al contenimento della spesa pubblica e alle esigenze organizzative del datore di lavoro pubblico non possono mai vanificare il diritto alle ferie. Il lavoratore ha il solo onere di provare di non aver goduto delle ferie nel corso di detto rapporto di lavoro
per ragioni indipendenti dalla sua volontà. A quest’ultimo proposito, il datore di lavoro ha l’obbligo di dimostrare di aver esercitato tutta la diligenza necessaria affinché il lavoratore sia effettivamente in condizione di fruire delle ferie annuali retribuite alle quali aveva diritto. Ma il principio di cui sopra è solare fin dal 2012 e l’art. 5, comma 8, della legge 135/2012 violava le norme comunitarie ma in modo ancora più evidente l’art. 36 della Costituzione italiana.
Speriamo, in conclusione, che la vicenda insegni qualcosa al legislatore nel senso, in particolare, che le disposizioni di questa natura non le devono scrivere i ragionieri con il solo dichiarato scopo di “risparmiare”ma le devono studiare i legisti. Purtroppo, questa pessima abitudine non sembra proprio che abbia cessato di produrre i suoi effetti perversi, basterebbe ricordare le vicende del pagamento del TFR dei dipendenti pubblici o i recenti interventi sulle pensioni, tematiche sulle quali è più che sicuro che l’esito sarà analogo alla questione della monetizzazione delle ferie.

Massimo Tortorella – Consulcesi

Lazio: Consulcesi, azione collettiva Aria Pulita a +14% nell’ultimo mese

Aumenta l’inquinamento e di pari passo il malessere dei cittadini laziali. Nella regione l’azione collettiva targata Consulcesi registra un aumento del +14%, passando da circa 20mila ad oltre 23.300 solo negli ultimi 30 giorni, tra dicembre 2023 e le prime due settimane del nuovo anno.
“Sarà per la stanchezza di fronte ai bollettini sempre più critici delle centraline di monitoraggio, per le restrizioni del traffico che complicano una mobilitazione già difficile, o per le crescenti evidenze sugli impatti devastanti sulla salute fisica e mentale, ma dal Lazio arriva un segnale chiaro: la popolazione è preoccupata e chiede azioni più incisive per migliorare la qualità dell’aria”, commenta Massimo Tortorella, presidente Consulcesi. “Che quanto è stato fatto finora per salvaguardare la salute dei cittadini non sia abbastanza è purtroppo cosa certa ormai – aggiunge Tortorella – lo confermano i dati sulla riduzione degli inquinanti e lo ribadisce ancora una volta la Commissione Europea, tornata ad esprimersi sugli sforamenti dei limiti nella Valle del Sacco, registrati in questi giorni”.
“Il Lazio è tra le regioni italiane che ospita più cittadini candidabili all’azione collettiva Aria Pulita – spiega Consulcesi – Sono infatti oltre cinque milioni e mezzo i laziali eleggibili per l’iniziativa legale tra i 3.384 comuni e città italiane individuate dal team di Consulcesi tra quelli per i quali la Corte di Giustizia Europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 110 i comuni laziali in cui la popolazione è stata costretta a respirare aria cattiva e potenzialmente dannosa per la loro salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento alla Stato, aderendo all’azione collettiva Aria Pulita di Consulcesi”.