Lo Stato deve a medici e dirigenti sanitari circa 4 miliardi di euro per le oltre 5 milioni di giornate di ferie accumulate negli anni e non godute e le più di 10 milioni di ore di lavoro straordinario prestate. Il calcolo l’ha fatto il sindacato Anaao Assomed dopo che la Corte di giustizia europea, con sentenza del 18 gennaio scorso, ha sancito che le ferie annuali retribuite sono un diritto fondamentale del lavoratore e non possono essere negato o limitate in caso di cessazione del rapporto di lavoro.
Il pronunciamento riguardava il ricorso di un funzionario del Comune di Copertino (Puglia) che dopo essersi dimesso volontariamente per il prepensionamento si era visto negare il riconoscimento a un’indennità sostitutiva delle ferie annuali non godute (79 giorni) perché la legge italiana non prevede per i lavoratori del settore pubblico il diritto al pagamento delle ferie annuali non utilizzate. La Corte Ue ha sancito che quella norma contrasta con il diritto europeo.
Per il settore medico significa dover monetizzare “in media 40 giorni di ferie non fruite” per ogni dirigente, stima Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed. “Avevamo già denunciato, con lo studio del 2021, una situazione insostenibile per la salute e il benessere dei professionisti, i quali per assicurare la continuità dei servizi nonostante la cronica carenza di personale si sono trovati un credito di oltre 5 milioni di giornate di ferie accumulate negli anni e non godute e più di 10 milioni di ore di lavoro straordinario prestate. La gestione delle ferie è abbastanza complicata soprattutto nelle discipline chirurgiche e nell’area dei servizi, in cui 15,2% degli intervistati aveva dichiarato di non usufruire dei 15 giorni di ferie continuative, il 45,5% di usufruirne incluse le giornate festive, il 39,3% di usufruirne escluse le giornate festive”.
Il verdetto della Corte Ue afferma anche “la possibilità di ricevere un’indennità economica in sostituzione, la quale non può essere subordinata a ragioni esclusivamente economiche, come il risparmio di spesa pubblica e di esigenze organizzative del datore di lavoro pubblico” e la sentenza è quindi uno strumento che “stabilisce regole più chiare e i confini dell’organizzazione del lavoro, per sostenere i lavoratori del settore pubblico“. Per quanto riguarda i tempi per richiedere un indennizzo, la Corte Ue ha affermato che, essendo un diritto che insorge alla fine del rapporto lavorativo, la prescrizione inizia dall’entrata in pensione e per i successivi 10 anni; quindi chi è in pensione da un paio di anni è ancora in tempo per reclamare il pagamento dei giorni di ferie maturati ma non fruiti durante il rapporto di lavoro.
Da anni Consulcesi, azienda che fornisce consulenze ai professionisti sanitari, sta portando avanti una serie di battaglie legali per far valere i diritti di coloro che hanno sacrificato le loro ferie per senso di responsabilità verso il proprio lavoro. Francesco Del Rio, avvocato di Consulcesi, avverte che “se le aziende
non si adegueranno agli standard operativi stabiliti dalla Corte di Giustizia Ue, le ripercussioni potrebbero essere molto serie per quanto riguarda il riconoscimento dell’indennità per le ferie non godute del personale sanitario”.