Covid: Consulcesi, formazione unica via per contrastare cultura no vax

Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi sul caso del medico di Biella con il braccio di silicone e tutti i medici no-vax: “le paure irrazionali si sconfiggono con la conoscenza” 

“La mancanza e la carenza di formazione professionale tra gli operatori della sanità può portare a episodi tragicomici come quello che ha visto protagonista un odontoiatra di Biella, che ha provato ad aggirare l’obbligo vaccinale per i sanitari ricorrendo a un braccio di silicone”. Lo ha detto Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. “Se nel nostro paese ci sono centinaia di medici che non credono alla sicurezza ed efficacia del vaccino, nonostante le numerose evidenze scientifiche, è perché troppo spesso dopo la laurea la formazione viene molto trascurata o addirittura interrotta. In realtà – continua Tortorella – un operatore della sanità non dovrebbe mai smettere di studiare. Formazione a aggiornamento professionale sono un loro dovere e un loro diritto”. Secondo il presidente Consulcesi, i medici e gli operatori sanitari hanno il dovere e il diritto di dedicare del tempo per stare al passo con gli avanzamenti della medicina. “Consapevoli però di quanto sia difficile per un operatore sanitario ricavarsi del tempo per la formazione e l’aggiornamento, abbiamo cercato di offrire loro strumenti agili e coinvolgenti che consentano loro di adempiere all’obbligo formativo più agevolmente”, conclude Tortorella.

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Covid: Rasi, gestione pandemia complicata da formazione frammentaria e disomogenea

“La mancanza di omogeneità strategica e di coordinamento nella formazione degli operatori ha contribuito a complicare la gestione della pandemia”. Lo ha dichiarato Guido Rasi, nel suo intervento al Forum Risk Management di Arezzo. “Un fattore che ha favorito la diffusione incontrastata del Covid è stata l’assenza totale di standardizzazione e di trasferimento rapido e immediato di conoscenze che man mano si acquisivano agli operatori in primis e poi ai cittadini”, spiega Rasi. “Eppure, oggi, grazie alla tecnologia l’informazione può essere estremamente rapida e immediata verso tutti gli operatori sanitari, sia sul fronte della diffusione delle best practice e sia nella diffusione di scoperte, con la possibilità inoltre di fare check sul recepimento di tali contenuto. Questo, in pandemia sarebbe stato fondamentale. Informazione, raccolta dati e utilizzo dell’informazione tramite la formazione – prosegue – sono i cardini che abbiamo imparato e che dovranno essere costanti nella fase post-pandemica. Ma devono diventare imperativi in fase di crisi sanitaria”. 

Sul fronte delle vaccinazioni Rasi si ritiene piuttosto soddisfatto. “Nonostante i punti critici, con oltre 80% delle adesioni tra gli over 12, la campagna vaccinale è stata un successo dal punto di vista logistico e di adesione se contestualizzato a livello mondiale”, commenta Rasi. “Se devo dare un voto alle istituzioni italiane sulle decisioni prese, queste sono state all’80% corrette ed efficaci. Di quel 20% di errori abbiamo certamente – continua – l’attenuante dell fattore ignoto, per cui forse non sarebbe stato possibile fare tanto di più. Poi, guardando cosa succede nel resto del mondo, a parte un inizio difficile perché l’Italia è stato il primo paese colpito in maniera massiva, abbiamo segnato il passo per molti altri paesi che ci hanno poi seguiti”. Un altro elemento di debolezza della gestione della pandemia, secondo Rasi, è stata l’implementazione sul territorio delle decisioni del Governo. “Al livello delle autorità locali, non si è mai pensato di fare interventi strutturali di accompagnamento alla campagna vaccinale”, spiega, riferendosi in particolare alla comunicazione. “Una strategia di comunicazione efficace avrebbe aiutato tutto il mondo ad accettare la vaccinazione e a comportarsi di conseguenza”, conclude.

Consulcesi – Massimo Tortorella

Test APS. Consulcesi, Tortorella: “Professioni sanitarie non sono serie B, inaccettabile ritardo nelle graduatorie”

«Preoccupanti il lassismo e l’incuria intorno ai test di professioni sanitarie, clamoroso il ritardo sull’uscita dei punteggi, oltre alle irregolarità registrate e alla scarsezza di informazioni che stanno generando disagio e malcontento tra i giovani. Stiamo monitorando la situazione, siamo pronti a partire con i ricorsi». Commenta così il caos di queste ore sui test di ingresso di infermieri, fisioterapisti, ostetrici e altri tecnici, il presidente di Consulcesi Massimo Tortorella, il network legale dei professionisti sanitari. 

«Perché non è stata annullata la domanda con 2 risposte esatte nel test Cineca, così come accaduto al test di Medicina? Alcuni ragazzi potrebbero non aver risposto proprio perché confusi delle due opzioni di risposta esatte, perdendo l’assegnazione della risposta». Il presidente del network legale Consulcesi evidenzia lacune che lasciano intendere che le professioni sanitarie siano considerate ‘di serie B’ dalle Istituzioni.

In alcune città, come a Firenze ad esempio, ancora devono uscire persino i punteggi, in altre non c’è chiarezza di comunicazione sulla scelta delle sedi. E poi, ci sono dubbi sul metodo di calcolo dei punteggi, alcuni ragazzi hanno difficoltà a capire la loro posizione in graduatoria. «Disagi che non coincidono con il rinvio delle date delle immatricolazioni ai corsi molti sono lavoratori e non sanno come organizzarsi in base alla loro ammissione», commenta Tortorella.

«Tutto questo è indice di scarso interesse verso una categoria che rappresenta le fondamenta del nostro Sistema Sanitario e che dovrebbe essere rispettata già dall’ingresso in facoltà. Consulcesi ha messo in campo la propria esperienza per lavorare al fianco dei professionisti sanitari e supportarli attraverso lo Sportello Informativo www.numerochiuso.info/ o il numero verde 800189091» conclude Tortorella. Sono quasi 73mila gli aspiranti infermieri, fisioterapisti e tecnici che hanno sostenuto il test d’ingresso ai corsi di laurea in professioni sanitarie, l’ultimo dell’area accademica medico-sanitaria, che segue la discussa prova di Medicina e chirurgia.

Gusto è Salute, la serie formativa firmata Consulcesi con Serena Missori e Gianfranco Vissani

La formazione dei medici passa anche dalla conoscenza della corretta alimentazione

Mangiare è considerato uno dei piaceri della vita, ma “mangiare bene” è il primo passo verso una buona salute. Un corretto stile alimentare, infatti, contribuisce a costruire, rafforzare, mantenere il corpo e a fornire l’energia quotidiana indispensabile al buon funzionamento dell’organismo. Essere consapevoli di ciò che si ha nel piatto è importante quanto il modo di mangiare; prendersi il tempo per cucinare, mangiare e condividere un momento di relax sono infatti tutti elementi che hanno un impatto diretto sia sulla nostra alimentazione, che sulla nostra salute. Per questo Consulcesi, di Massimo Tortorella, ha creato il progetto “Gusto è Salute”, una serie formativa che coniuga il piacere del cibo  alla cura della salute. 

Docenti di eccezione per questa serie firmata Consulcesi la dottoressa, esperta di alimentazione ed autrice di diversi libri, Serena Missori e lo chef Gianfranco Vissani. 

La visione di uno show cooking in cui vengono individuati gli alimenti giusti e spiegata la loro corretta preparazione e associazione per ogni corso della serie, dimostra l’importanza della formazione medica anche in ambito alimentare. 

<<Siamo giunti agli ultimi due corsi di questa serie formativa, nel primo affronteremo come prevenire e trattare varie problematiche digestive e infiammatorie intestinali che, oltre ad essere motivo di diverse consultazioni specialistiche, sono spesso sentore di numerose problematiche risolvibili attraverso un’alimentazione funzionale e intelligente – Dichiara la dottoressa Missori – Nel secondo vedremo quali sono gli alimenti utili per la gestione di ipo ed ipertiroidismo e spiegheremo come sia favorevole l’associazione di alimenti funzionali e l’integrazione di nutraceutici per ottimizzare la funzione tiroidea con e senza associazione a terapia convenzionale>>.

Il progetto “Gusto è Salute” si sta rivelando molto importante per i medici che hanno potuto aggiornare le proprie conoscenze in ambito alimentare, attraverso dei corsi in cui i contenuti teorici possono essere riscontrati nella preparazione pratica degli alimenti grazie alla collaborazione tra esperti di medicina e professionisti del mondo culinario. Uno degli obiettivi principali di questa serie formativa è proprio quello di trasmettere agli operatori sanitari le tecniche migliori, da trasferire ai propri pazienti, su come mangiare in modo sano e con gusto, ma divertendosi. 

L’Halving e i cicli delle cripto: perché il Bitcoin raggiungerà i 500 mila dollari

Perché il Bitcoin continua ad esplodere? Il boom delle quotazioni, da un lato è da ricondurre ad un numero crescente di investitori istituzionali che sono scesi in campo cercando di sfruttare le potenzialità di questo asset per potenziare i loro guadagni. Dall’altro lato, esiste un aspetto meno conosciuto ai non addetti ai lavori ma che sta contribuendo all’esplosione dei prezzi e che porterà, nei prossimi anni il Bitcoin a quintuplicare il suo valore, si chiama halving. Parola di Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi Tech e autore del libro ‘Cripto svelate. Perché da blockchain e monete digitali non si torna indietro’ (Paesi edizioni). “Una seria analisi del fenomeno non può prescindere dal fenomeno dell’halving, cioè dal dimezzamento del valore dei bitcoin coniati o estratti.  L’andamento del bitcoin va analizzato nell’arco di 3- 4 anni, periodo nel quale potrebbe oscillare addirittura dai 150 mila dollari ai 500 mila dollari.” dichiara Massimo Tortorella

Il fenomeno ciclico dell’halving. Alla base del Bitcoin, moneta digitale nata nel 2009, esiste un algoritmo regolamentatore: dopo ogni 210.000 blocchi estratti, la remunerazione per gli investitori si dimezza. Questo avviene circa ogni quattro anni. Ad esempio, fino al 28 novembre 2012 era pari a 50 Bitcoin per blocco, da quella data e fino al 9 luglio 2016 scese a 25 Bitcoin, da allora fino all’11 maggio 2020 è stata di 12,50 Bitcoin. A ogni dimezzamento o halving i Bitcoin tendono ad aumentare in circolazione in misura minore. “In passato, a ogni data in cui è scattato tale dimezzamento della remunerazione, il valore dei Bitcoin è schizzato nei mesi seguenti” dichiara Tortorella. Dal novembre 2012 al novembre 2013, ad esempio, è esploso da circa 12 a 1.000 dollari. Dal luglio 2016 fino al dicembre 2017, è triplicato da 655 a oltre 19.000 dollari. Infine, dal maggio scorso ad oggi è nuovamente triplicato da 8.800 a oltre 23.000 dollari. “Sono passati solo 10 anni da quando il bitcoin raggiunse la parità con il dollaro e oggi ci vogliono 50 mila dollari per 1 bitcoin. Quest’anno, il mercato è arrivato al trilione mentre il mercato complessivo dell’argento conta 200 billion circa, è possibile che tra 3-4 anni il bitcoin supererà il mercato dell’oro e dell’argento. Così come è plausibile che in un futuro più lontano supererà le monete Fiat” sostiene Tortorella. 

Come funziona il Bitcoin. Questa moneta digitale non viene emessa da un sistema centralizzato, né in quantità infinite ma viene “estratta” da chiunque voglia, moderni minatori (i ‘miners’) la cui capacità sono competenze informatiche rilevanti. Il processo è una sorta di gioco d’intelligenza: i vari miners infatti devono completare il processo di validazione risolvendo un problema matematico alla base dell’algoritmo che regola il mining. E il primo miner, o gruppo di miners, che risolve il problema e riesce a produrre un Bitcoin, rendendolo così disponibile sul mercato, viene remunerato con una certa quantità del Bitcoin stesso. Chiunque, scaricando la Blockchain sul proprio pc, può diventare un “nodo” di questa rete. 

La doppia previsione per il futuro. Secondo l’analisi previsionale di Massimo Tortorella il bitcoin potrebbe oscillare dai 150 mila dollari ai 500 mila dollari nei prossimi anni.  Alla base dell’oscillazione c’è da un lato una visione ‘pessimista’ che prevede il bitcoin a 150 mila dollari e ethereum a 5mila questo perché ancora se il mercato non ha espresso il massimo. L’analisi è riferita ai prossimi 3- 4 anni e vedrà un mercato globale Crypto a 4 trilioni, quindi +100% all’anno. Secondo la valutazione ottimistica di Tortorella, il bitcoin arriverà 500mila e l’ethereum a 15 mila dollari con un mercato globale a 12 trilioni. Questo potrebbe portare nel triennio successivo a far sparire le Fiat e permetterebbe alle cripto di aumentare +300% all’anno.

Coronavirus, Consulcesi dona un milione di euro: Tablet per far comunicare famiglie e malati, dispositivi di protezione per medici e infermieri

Il Presidente Massimo Tortorella: «Siamo nati per stare al fianco degli operatori sanitari e nella nostra storia la missione è stata difenderli con le battaglie legali. Ora li sosteniamo con mascherine, tute, ventilatori, respiratori ma pensiamo anche ai loro pazienti e non lasciarli solo dando la possibilità di restare in contatto con i loro tablet grazie alla tecnologia»

230 Tablet, 67 mila mascherine FF2 e FF3, 10 mila tute, 55 ventilatori oltre a piattaforme di formazione e comunicazione per medici e operatori sanitari, utilizzabili anche dai pazienti per tenersi in contatto con i loro cari, con un investimento totale di un milione di euro. È questa la prova tangibile dell’impegno di Consulcesi messo in campo per aiutare gli operatori sanitari a contrastare l’emergenza globale da Coronavirus. Una presa di responsabilità che nasce dall’idea di restituire a chi ha gli ha dato fiducia e permesso, negli anni, di diventare il principale network legale e di formazione per medici e operatori sanitari con oltre 120 mila camici bianchi. 

«Consulcesi è nata per stare al fianco degli operatori sanitari ed oggi più che mai è un nostro preciso dovere fare tutto quello nelle nostre possibilità per supportarli – afferma il Presidente Massimo Tortorella –  In questo momento storico difficile medici e operatori sanitari stanno pagando il prezzo più alto. Il nostro contributo vuole essere un aiuto concreto laddove c’è più bisogno, sul luogo di lavoro dove mancano mascherine, tute e dispositivi di protezione per chi con sacrificio, impegno, professionalità e abnegazione ci farà uscire da questa situazione. In più doniamo alle strutture anche dei tablet in modo tale da poter consentire ai pazienti di comunicare con i loro familiari. Spesso si tratta di persone anziane, con poco familiarità con gli strumenti tecnologici che tutti noi utilizziamo in questo periodo per comunicare. A tal proposito lanceremo anche un corso di alfabetizzazione digitale». 

La cospicua donazione di Consulcesi è stata suddivisa sulla base di un criterio di necessità: fornire i dispositivi che mancano maggiormente alle strutture ospedaliere e distribuire territorialmente strumenti sulla base di richieste on demand. 

L’elenco della distribuzione dell’investimento Consulcesi: 

  • Ospedale San Matteo Pavia: 10 mila mascherine, 7 ventilatori fissi
  • Ospedale Locarno: 5 mila mascherine, 2 mila tute, 8 ventilatori fissi
  • Ospedale Fiera Milano: 30 mila mascherine, 5 mila tute, 35 ventilatori fissi, 150 tablet
  • Comune Ticino e Ospedale: 70 tablet
  • Ordine Medici Bergamo: 5 mila mascherine 
  • Federazione Italiana Medici Medicina Generale: 3 mila mascherine 
  • Segretariato Italiano Giovani Medici: 3 mila mascherine
  • Sanità di Frontiera Onlus: 300 mascherine, 30 tute
  • Federfarma Roma: 3 mila mascherine
  • Ordine Medici di Roma: 5 mila mascherine
  • Federfarma Torino: 3 mila mascherine
  • FNOPI (Infermieri): 5 mila mascherine

Oltre a fornire dispositivi di sicurezza (dpi), Consulcesi in questa fase emergenziale sta anche portando avanti progetti formativi riservati ai professionisti sanitari ma anche al grande pubblico. È in stampa un libro, a cui seguirà un Docufilm, che attraverso gli autorevoli contributi dei maggiori esperti, fotografa l’attuale situazione e  approfondisce gli aspetti scientifici e psicologici della diffusione del virus. Un progetto dunque formativo ed informativo.  

«La formazione rappresenta l’arma più potente nel lungo periodo tra gli operatori sanitari per aggiornare le proprie conoscenze, rispondendo all’obbligo Ecm, ma anche per creare dei protocolli sanitari a livello nazionale ed internazionale. In questa direzione – ricorda Tortorella – va il Docufilm formativo “Covid-19 – il virus della Paura” che, avvalendosi della forza comunicativa del cinema e delle più avanzate tecnologie, oltre che del supporto scientifico dei principali esperti mondiali e delle più importanti istituzioni sanitarie, analizzerà anche il fenomeno delle psicosi alimentato anche da teorie complottiste e fake news».

Covid: terapie intensive al collasso, mancano all’appello 4mila specialisti

L’esperto propone: «contro carenza medici in terapia intensiva, formare e coinvolgere specialisti afferenti ad altre discipline come accade in Usa e Europa»
Consulcesi Club lancia nuovo corso di formazione su cure intensive con lo
specialista Mauro Dauri (Tor Vergata).
Guarda il trailer del corso Consulcesi Club

In attesa che le misure annunciate dal Governo nel nuovo Dpcm producano i
primi effetti, l’attuale impennata di contagi rischia di rimettere in ginocchio le terapie intensive. Non solo per il numero insufficiente di posti letto, ma anche e soprattutto per la carenza di personale. Secondo il sindacato degli anestesisti rianimatori Aaroi-Emac, già prima dell’emergenza Covid-19, mancavano all’appello ben 4mila specialisti. Nel pubblico ci sono 12mila specialisti, 18mila totali. Ma stando all’Aaroi-Emac ne mancano 4mila per coprire il fabbisogno ordinario.
«Servono soluzioni rapide e tempestive», sottolinea Mario Dauri, responsabile della UOC Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore della Scuola di specializzazione in Anestesia Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore dello stesso ateneo. «Un’idea potrebbe essere quella di coinvolgere maggiormente altri specialisti dal profilo equipollente all’area critica, come gli specialisti in Medicina di Emergenza e Urgenza e Pneumologia, allo scopo di potenziare le Terapie Sub-Intensive che rappresentano un
setting cruciale nella gestione della pandemia, come peraltro accade nella stragrande
maggioranza delle strutture in Europa e negli USA. Purtroppo, la carenza di specialisti in Anestesia e Rianimazione, che attualmente rappresenta a livello nazionale un fattore particolarmente critico, solo da quest’anno accademico ha trovato una risposta attraverso un significativo aumento dei posti ma che darà i suoi effetti non prima di 3-4 anni», aggiunge lo specialista.

Si tratta di un esperimento ben riuscito già in alcune strutture ospedaliere. «Al Policlinico Tor Vergata di Roma lo facciamo già da tempo. Questa collaborazione – dice Dauri – si è rivelata fondamentale e molto proficua». Su questo la formazione e l’aggiornamento continuo è davvero necessario. «Il Covid-19 è un’infezione che ha un decorso molto particolare che con l’esperienza abbiamo imparato a capire e molto spesso a prevedere», spiega Dauri, arruolato da Consulcesi, realtà impegnata nella formazione dei medici, come responsabile del corso ECM FAD “Covid-19 e
insufficienza respiratoria. L’ossigenoterapia e le tecniche di ventilazione ».

Se all’inizio i medici erano poco preparati alla gestione dei pazienti Covid-19, ora sono stati perfezionati dei trattamenti diversi e personalizzati. «Sono tre i livelli di intervento che si sono rivelati fondamentali nella gestione del paziente in terapia intensiva: la ventilazione non invasiva, l’utilizzo di tecniche di ventilazione invasiva avanzate, la pronosupinazione e l’Ecmo, una tecnica di circolazione e
supporto respiratorio extracorporeo, riferisce Dauri. Abbiamo imparato in che situazioni e condizioni è utile procedere con questi specifici interventi», aggiunge.
Ragionando al di là dell’emergenza, la carenza di specialisti nei reparti di terapia intensiva è un problema che può essere risolto solo agendo a monte. «A cominciare dall’aumento dei posti nelle scuole di specializzazione», sottolinea Dauri. «Anche se quest’anno sono quasi raddoppiati, i numeri continuano a essere insufficienti», aggiunge. La pandemia ha reso ancora più evidente quanti pochi specialisti vengono formati per andare poi a rimpinguare i reparti di terapie intensiva.

La carenza di medici, tuttavia, non è però l’unico problema. A essere necessaria è una vera e propria riforma del sistema terapie intensive. Considerato troppo spesso la Cenerentola degli ospedali, oggi abbiamo capito che riveste un ruolo centrale, sottolinea Dauri. «E’ ormai chiaro che si tratta di una specialità molto trasversale e che per questo si è necessaria una riorganizzazione complessiva che superi l’attuale modello delle terapie intensive polivalenti», aggiunge. In previsione di nuove possibili epidemie e in considerazione dell’aumento dell’aspettativa di vita, e
quindi della necessità di gestire svariate condizioni patologiche, Dauri propone un modello più evoluto. «Ad esempio, si potrebbe pensare di distinguere le terapie intensive post-chirurgiche da quelle che si occupano della gestione di pazienti affetti da altre condizioni», spiega Dauri. In questo modo, anche l’arrivo di emergenze improvvise come questa, secondo l’esperto, ci troverà più preparati. E allo stesso tempo si potranno garantire assistenza e cure che rientrano nell’ordinario

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Test Medicina 2020, da domani ci si può iscrivere. La prova il 3 settembre

Test vicino a casa, più posti, le date: ecco tutte le novità. Iscrizioni online dall’1 al 23 luglio. Le prove si svolgeranno in presenza nelle università: 60 domande a scelta multipla in 100 minuti. Consulcesi: ogni anno 18mila ricorsi per irregolarità

1.500 posti in più

Medicina, si parte. Da domani, 1 luglio, e fino alle ore 15 del 23 luglio, i candidati (circa 70mila ogni anno) si porranno iscrivere alla prova di ammissione che si svolgerà il 3 settembre in tutta Italia (con date diverse per le università private). Dovrebbero essere 13.072 i posti disponibili per l’anno accademico 2020/21: non i 13.500 annunciati dal ministro gaetano Manfredi, ma 1.500 più dello scorso anno. Nel 2019 i posti disponibili per Medicina erano 11.568 per gli studenti comunitari e non residenti in Italia: 1789 più del 2018, in cui i posti disponibili erano soltanto 9.779.

La prova vicino a casa

L’emergenza coronavirus ha fatto slittare la data del test, inizialmente prevista l’1 settembre e ha introdotto un’importante novità per i candidati: quest’anno la sede di svolgimento della prova d’ingresso non sarà la prima preferenza indicata dalle future matricole, ma l’ateneo a loro più vicino: «Al fine di garantire l’applicazione delle disposizioni di natura emergenziale nonché di limitare gli spostamenti nell’ambito del territorio nazionale e regionale, ciascun candidato, a prescindere dalla sede indicata come prima preferenza di assegnazione, sostiene la prova presso la/e sede/i dell’ateneo/degli atenei disponibili nella propria provincia di residenza o, se non disponibili, nella provincia limitrofa rispetto a quella di residenza», si legge infatti nell’allegato al decreto ministeriale del 16 giugno che indica modalità e contenuti delle prove.

Come ci si iscrive

Le iscrizioni si fanno esclusivamente online attraverso il portale Universitaly (www.universitaly.it), dall’1 luglio fino alle ore 15 del 23 luglio 2020. A disposizione dei candidati, un test psicoattitudinale, a carattere facoltativo, che si può effettuare al momento dell’iscrizione; oltre a una simulazione che contiene domande che esplorano il profilo di personalità, l’orientamento accademico e l’orientamento professionale dei candidati; sessanta quesiti a risposta multipla estrapolati dalle prove effettuate negli anni precedenti. Per perfezionare l’iscrizione è necessario pagare il contributo per la partecipazione al test secondo le procedure indicate dall’università in cui il candidato sostiene la prova. Le procedure devono in ogni caso concludersi entro il 29 luglio 2020.

Il test

La prova si terrà il 3 settembre alle ore 12 (l’1 settembre si svolgerà il test per Veterinaria); tempo a disposizione, 100 minuti. In totale ci saranno 60 quesiti, (qui i programmi relativi ai quesiti delle prove di ammissione) così suddivisi: dodici quesiti di cultura generale; dieci di ragionamento logico; diciotto di biologia; dodici di chimica; otto di fisica e matematica. Le risposte saranno così valutate: 1,5 punti per ogni risposta esatta; meno 0,4 punti per ogni risposta sbagliata; 0 punti per ogni risposta non data. Una volta concluso il test gli studenti, dovranno aspettare qualche settimana prima di conoscere la graduatoria nazionale per merito. La data per il test di accesso alle professioni sanitarie è l’8 settembre. Per il corso di Medicina in lingua inglese, il 10 settembre.

Le sedi

All’atto dell’iscrizione alla prova, il candidato deve contestualmente indicare, in ordine di preferenza, le sedi per cui intende concorrere. Tali preferenze sono irrevocabili e non integrabili dopo le ore 15 del 23 luglio. Farà fede in ogni caso l’ultima conferma espressa dal candidato entro tale termine. «Per prima preferenza utile – precisa il ministero – si intende, nell’ordine delle preferenze indicate, l’opzione migliore relativa alla sede e al corso in cui il candidato, in base al punteggio ottenuto e al numero dei posti disponibili, risulta immatricolabile».

Il test tutela

Il test, dunque, rimane, e non è una sorpresa. Anche se il ministro Manfredi ha affermato che l’indirizzo del ministero è quello di «ridurre al minimo i test di accesso». L’edizione 2020 muove comunque verso una maggiore flessibilità, con un aumento dei posti disponibili, la possibilità di svolgerli in sedi vicine a casa: «Ci saranno più sedi universitarie dove fare il concorso e ognuno potrà farlo nella provincia in cui risiede», ha annunciato il ministro. «Il test – ha aggiunto – è un modo anche per tutelare i ragazzi che potranno fare tutto seguiti bene. Altrimenti creiamo un grande ammasso di persone senza un servizio formativo di qualità». Ma ha anche auspicato che in futuro ci sia anche la possibilità di farli online.

Le università private

Al test medicina ministeriale che si tiene lo stesso giorno in tutta Italia, si aggiungono le prove d’ingresso delle università private, come la Cattolica o il Campus Bio-Medico. Le date, la graduatoria e le modalità di accesso, in questo caso, vengono stabilite autonomamente dalle singole facoltà. Ecco le date dei principali atenei privati: Humanitas, 14 febbraio; medicina in inglese alla Cattolica, 28 maggio; medicina in italiano alla Cattolica, 29 e 30 luglio; San Raffaele, dal 24 al 31 agosto; medicina Unicamillus, 1 febbraio; Campus Bio-Medico, 31 luglio

Punteggi e graduatoria

I risultati dei test verranno pubblicati sul sito www.universitaly.it, sul quale verrà indicato il punteggio ottenuto dai candidati secondo il codice etichetta. La data di pubblicazione dei punteggi sarà il 15 settembre per Veterinaria e il 17 settembre per Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi dentaria. Il 25 settembre, sulla propria pagina riservata del portale Universitaly, i candidati potranno prendere visione del proprio elaborato, del proprio punteggio e della propria scheda anagrafica. Il 29 settembre verrà pubblicata, nell’area riservata agli studenti del portale Universitaly, la graduatoria nazionale di merito nominativa.

18mila ricorsi

Contro la decisione del ministro di aumentare di 1.500 i posti disponibili a Medicina i medici promettono battaglia: la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) ritiene la cifra troppo alta e lancia l’allarme dell’«imbuto formativo». «Va tenuto conto della presenza di almeno 22mila medici già laureati e abilitati a fronte di undicimila posti nel post lauream», dice Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, il network che tutela i medici, che nell’ultima edizione dei test, ha gestito decine di migliaia di richieste da parte di studenti che hanno chiesto l’immatricolazione a Medicina attraverso i ricorsi. Secondo i dati di Consulcesi, ogni anno sono 18mila i ricorsi per irregolarità ai test d’accesso a Medicina: il 43% delle anomalie riguarda suggerimenti e movimenti sospetti durante la prova, persone che potevano uscire liberamente, membri della commissione che parlavano con i candidati, plichi manomessi, favoritismi. «E la situazione è diffusa in tutto il Paese con 27 atenei interessati da irregolarità su un totale di 41 atenei», dice Tortorella.

Con Covid-19 malati cronici in difficoltà, serve Telemedicina. Da Consulcesi un corso e un ebook per formare i sanitari

Il 40% con una malattia cronica, il 20% con due o più patologie, hanno tra i 45 e gli 85 anni d’età. Sono i malati cronici in Italia, che non possono accedere alle strutture ospedaliere e ambulatoriali per via dell’emergenza da coronavirus. Il vortice Covid-19, infatti, ha accantonato tutte le altre patologie, posticipato o cancellato gli interventi e le visite di routine e diminuito gli interventi. Questi malati soffrono di scompenso cardiaco, diabete, patologie dermatologiche e reumatologiche. Per loro, la telemedicina è la risposta per evitare di aggravare una cartella clinica già compromessa. La questione è di estrema attualità, oggi l’ISS ha stilato un Rapporto con indicazioni per l’impiego della telemedicina. In Liguria, è stata presentata un’interrogazione rivolta al presidente Toti per predisporre le indicazioni per le Asl locali al fine di effettuazione delle attività di televisita e teleconsulto medico-sanitario per i malati cronici.

È importante avviare una cultura della telemedicina, oltre che ovviamente a dotare di infrastrutture adeguate le Asl e le sedi sanitarie. – ha dichiarato Andrea Tortorella, AD ConsulcesiLa conoscenza dei medici e degli operatori sanitari degli strumenti principali della medicina è ancora scarsa: un medico su cinque non supera il corso ECM attivo da un anno sulla piattaforma Consulcesi. 

La risposta è in questo e-book “E-Health il futuro dell’assistenza sanitaria” disponibile anche in modalità corso Ecm messo a punto da Consulcesi Club, in partnership con il Provider Sanità In-Formazione. Da sempre al fianco dei medici per offrire una formazione ECM all’avanguardia e di altissimo livello, Consulcesi ha voluto realizzare quest’opera rivolta tanto ai professionisti della Sanità quanto a chiunque voglia approfondire la tematica. Una lettura fondamentale per inquadrare l’importanza di un settore della sanità in costante evoluzione, comprendere quanto il suo sviluppo sia cruciale per un sempre maggiore efficientamento dei sistemi sanitari nazionali e quanto le moderne tecnologie – se accompagnate da un giusto approccio da parte del personale sanitario a ogni grado – possano influire in senso positivo sulla tutela della salute dei cittadini, a cominciare da coloro che vivono in aree remote e che hanno difficoltà a raggiungere anche i servizi di base.       Attraverso la lettura dell’e-book si approfondiscono qui tutti gli aspetti di un argomento complesso la cui conoscenza è fondamentale da un lato per capire a che punto è e quali elementi frenano il percorso di crescita intrapreso in questo settore dal sistema sanitario italiano, dall’altro individuare le minacce provenienti dal cyber spazio e che potenzialmente possono mettere a repentaglio tanto la funzionalità dei servizi innovativi offerti ad esempio dalla robotica, dall’Intelligenza Artificiale e dalla Telemedicina, quanto la tutela dei dati personali dei pazienti.

 “E-Health il futuro dell’assistenza sanitaria” il corso Ecm di Consulcesi Club fa parte di una collana dei corsi utili “ai tempi del coronavirus” disponibili sul sito www.consulcesi.com. 

I Medici del lavoro, tutelati da C&P: “Dateci la possibilità di effettuare tamponi e test sierologici per ripartire in sicurezza”

FASE 2, A RICOMINCIARE 2,7 MILIONI DI LAVORATORI

Borrelli della Protezione Civile risponde alla lettera scritta dal network legale Consulcesi & Partners

Via libera alla possibilità di effettuare tamponi e test sierologi contro il Covid-19 sui lavoratori e ai consulti online, quando possibile. È quanto chiedono i medici competenti, anche conosciuti come medici del lavoro, ovvero quelle figure professionali che collaborano con il datore di lavoro nella valutazione dei rischi di una azienda ed effettuano la sorveglianza sanitaria dei lavoratori.  

Saranno due milioni e settecentomila gli italiani impegnati nella ripresa delle attività produttive, a partire dal 4 maggio. “Dalla prossima settimana riprenderanno regolarmente anche le visite mediche obbligatorie sui posti di lavoro. – spiega il dottor Giuliano Pesel, medico del lavoro a Trieste e tra i primi che hanno sollevato la questione – di solito queste visite vengono svolte in sessioni a cui partecipano tante persone, ed è impossibile garantire le distanze di sicurezza. Per questo abbiamo chiesto di essere dotati di mascherine e dispositivi di protezione e di poter effettuare controlli più accurati e, laddove possibile, di utilizzare la modalità di consulenza online». 

«Bisogna aggiungere inoltre – prosegue dottor Giuliano Pesel– che l’attenzione dei lavoratori che non sono in lockdown è tutta rivolta al coronavirus, e quindi sono interessati a sapere se ne sono affetti oppure no. E qui nasce un altro problema: noi non possiamo controllare se un lavoratore è affetto da Covid-19». 

«Al momento – specifica l’Avvocato Croce di Consulcesi & Partners che tutela legalmente i medici competenti –, l’accesso ai test, cosiddetti “tamponi”, è molto limitato ed esclusivo delle strutture del SSN. Attualmente, tale evenienza non è espressamente vietata, ma neanche espressamente consentita. Appare, quindi, evidente l’esigenza, per il medico competente, di avvalersi di questi strumenti, in particolari condizioni, sia a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, sia a fini di contenimento del rischio per la salute dei pazienti». 

«Se anche noi fossimo messi in grado di effettuare tamponi e test sierologici – spiega ancora il dottor Pesel – andremmo a togliere ai Medici di Medicina Generale una gran parte del peso lavorativo che devono sopportare in queste settimane. Chi lavora dovrebbe essere seguito anche dai medici aziendali, altrimenti i problemi di salute di queste persone ricadranno sempre sulla sanità pubblica. Abbiamo tante richieste di lavoratori che vogliono sottoporsi al test per il Covid-19, ma noi non siamo autorizzati a farlo, anche se saremmo in grado. Per tutti questi motivi – conclude il Dott. Pesel – abbiamo contattato Consulcesi & Partners, con il quale abbiamo sottoposto a Ministero, Regioni e Ordini le nostre istanze. Per il momento ci hanno risposto le Regioni e si è mossa anche la Protezione Civile, ma andiamo avanti».